- Hai visto il cane come riga?
- Questo limbro è bellissimo!
- Lo scherzo è bello fondo dura loco.
- Padre, oh peccato!
- Per me una pasta all'arbata.
- Quanti anni ahia?
- Ti giuro! Gli ha traforato il frejus!
Mi ritrovai per una selva. Oh scura!
- Ehi! Fu siccome immobile! ADESSO!!!
- M'illumino d'incenso
- Di Do-man non v'è certezza
Mi dilungo di lungo.
Non posso far altro che rispondère al mio pirubo collega. Nonostante non ci distanzi eccessiva aria, debbo dire che il mio collega è sottoposto ad una prova eccessivamente ardua. Sopportare una lettera dell'alfabeto. Senza lettura alcuna, supporta e sopportare è impossito. Ma fermiamoci un attimo sull'odio insignito che suddetta lettera riesce a creare. Può tale ignoranza sfociare in un fastodio così pungente? Si. Si, può. Dare di più. E sono solo le 10 del primo mattino. E sono solo. Refrigerato da una piccola colonna antica che soffia areando il denaso. Potrà la pausa fornaci energie sufficienti ( e regali ) per arrivare alla fine della giornata senza licemi vari? Penso proprio. Mi accingo a concludere questa breve flessione sulla quotidiosa poutine giornalaio, dicendo che chi può far meglio, dovrebbe morire.
Alla prossima tolta.
Alla prossima tolta.
Mi si conceda una nuova illazione parentotelica di immagini sovrapposte.
Non mi è nuovo scrivere testi allorchè più impresse didascalie di cotanto charme.
La principale motivazione dell'intorpidire sensi già esposti in suddetta via di pensiero vi si presenterà chiara quando spiegherò la reale fonte d'ispezione sensoriale. Ma non la spiegherò.
Vorrei, in questa sede, riflettere insieme a voi su una questione rimasta in sospiro da orsono le 9:47 del 25 giugno 2008.
Non mi vogliate del sale su ferite aperte se mi dilungo quando pungo: non è mio intenso!
Dopoquasitutto, non è forse questo il senso del giuoco-fuoco-luoco-vuoto-fiacco-pacco-tacco-laccio-straccio-calcio-giaccio-poveraccio il mio pagliaccio-più non ce la faccio?
In fondo siamo tutti sintomi della stessa sintonia di monotonia visceralmente ristagnante. Un'orma di una visione antica, insidiata nelle ossa, in una foto mossa, quasi come possa cadere in una fossa con una borsa rossa che nessuno più indossa perchè troppo grossa, forse poco ortodossa e per questo rimossa.
Cari miei visionari da strascazzo. Noi siamo potenti. Siamo più che buffissimi sergenti con gli autoreggenti... (cazzo, sono sconvolgenti. Nonchè altamente divertenti...).
Qui finisce la mia miniera di voglia scrittrice mattiniera. Me ne torno al mio oro di carta straccia.
Più tardi forse mi mangio una focaccia.
Non mi è nuovo scrivere testi allorchè più impresse didascalie di cotanto charme.
La principale motivazione dell'intorpidire sensi già esposti in suddetta via di pensiero vi si presenterà chiara quando spiegherò la reale fonte d'ispezione sensoriale. Ma non la spiegherò.
Vorrei, in questa sede, riflettere insieme a voi su una questione rimasta in sospiro da orsono le 9:47 del 25 giugno 2008.
Non mi vogliate del sale su ferite aperte se mi dilungo quando pungo: non è mio intenso!
Dopoquasitutto, non è forse questo il senso del giuoco-fuoco-luoco-vuoto-fiacco-pacco-tacco-laccio-straccio-calcio-giaccio-poveraccio il mio pagliaccio-più non ce la faccio?
In fondo siamo tutti sintomi della stessa sintonia di monotonia visceralmente ristagnante. Un'orma di una visione antica, insidiata nelle ossa, in una foto mossa, quasi come possa cadere in una fossa con una borsa rossa che nessuno più indossa perchè troppo grossa, forse poco ortodossa e per questo rimossa.
Cari miei visionari da strascazzo. Noi siamo potenti. Siamo più che buffissimi sergenti con gli autoreggenti... (cazzo, sono sconvolgenti. Nonchè altamente divertenti...).
Qui finisce la mia miniera di voglia scrittrice mattiniera. Me ne torno al mio oro di carta straccia.
Più tardi forse mi mangio una focaccia.
Iscriviti a:
Post (Atom)